Tag
Ebbene sì, oggi è per me una di quelle giornate che un ansioso spera di non rivivere mai. Il macigno sullo stomaco, le palpitazioni, il gonfiore, il petto che ti esplode… pochi attimi e tanti sintomi che ridestano la paura, ma soprattutto la rassegnazione, nei confronti dell’ansia. So che non dovrei aver paura, perché prima o poi passerà questa fase acuta, come sempre è passata. Ma nonostante ciò mi coglie di sorpresa e l’effetto immediato che mi provoca è lo sconforto.
Oltre che il malessere, ovviamente!
Cerco di razionalizzare e mi chiedo subito il perché… ma so la risposta. Non c’è ragione che tenga, questa malattia (che brutta parola, meglio chiamarlo “disturbo”) che mi affligge non ha spiegazione razionale, a quanto sembra. Il mio sistema nervoso funziona così, punto e basta. E oggi, come tanti altri “oggi” della mia vita, ha deciso che deve occupare il mio corpo e sfogarsi su di lui.
Sembra che noi ansiosi siamo meteoropatici, secondo la scienza medica, e quindi più sensibili ai cambiamenti del tempo. E negli ultimi giorni siamo passati da un periodo freddo, di bassa pressione, a un periodo molto caldo e ora sta tornando la pioggia e la pressione atmosferica si abbassa di nuovo… Mi aggrappo a queste considerazioni su fenomeni esterni, indipendenti da me, per trovare un palliativo al pessimo momento che sto passando. Visto anche che ieri ho avuto una avvisaglia, seppur lieve, con una certa, fastidiosa, astenia… in fondo ci può stare. Ma è una flebile consolazione che poco incide sul mio morale.
Ho già preso da poco la mezza pasticca del mattino. Mi sdraio sul divano e tento di respirare profondamente e regolarmente, applicando in modo poco convinto alcune tecniche di rilassamento del diaframma. Non ho granché voglia, la mia volontà è messa a dura prova dal mio stato d’animo alquanto inquieto. Infatti funziona e non funziona. Mentre la pressione alla bocca dello stomaco mi attanaglia e il cuore fa sentire i suoi battiti fino alle punte dei polpastrelli, cerco di distrarmi con il videogioco preferito sul mio smartphone.
Di fatto sono in attesa che l’ansia faccia il suo corso su di me. So che potrei fare di più, so che devo prevenire questa brutta bestia diabolica che così tanto si diverte a balzar fuori all’improvviso. So che non faccio abbastanza. So che non devo illudermi quando per un certo periodo mi sento bene e la sento lontana.
Perché poi, inesorabile, torna.
E’ quasi ora di pranzo e il mio stomaco, ancora in pieno subbuglio, manda chiari segnali al cervello che non desidera cibo. Se non altro le palpitazioni e la compressione spasmodica al petto si sono attenuate. Ma non la sensazione di inquietudine e di malessere generale. Mi tornano in mente le parole del medico: in questi casi meglio anticipare la dose di alprazolam… e così faccio. Dopo neanche quattro ore dalla prima mi tocca già l’altra mezza pasticca.
Spero non me ne occorra di nuovo stasera. Spero con tutto il cuore che tutto ciò sia solo di passaggio. Solo oggi. Domani voglio star meglio, devo star meglio, ma ho una fottuta paura che l’equilibrio si sia di nuovo rotto. Con tanta fatica ero riuscito, negli ultimi tre mesi, a dimezzare la dose iniziale di alprazolam. E mi stavo preparando a ridurla ancora.
La diabolica invece ha colpito di nuovo, destabilizzando in un attimo le mie deboli certezze lentamente e faticosamente acquisite. E, conoscendola, temo che distruggerà anche tutte le mie piccole conquiste di queste ultime settimane.