La definizione di ansia che ho elaborato nel tempo è questa: l’ansia è uno squilibrio tra la mente e il corpo. E’ una definizione abbastanza generica ma sufficiente a inquadrare il problema. Il problema dell’ansia è dovuto sia alla mente che al corpo. Difficile, almeno per me, capire il motivo, ma di certo la mente è l’inizio, l’origine degli stati ansiosi. D’altra parte, il corpo è quello che ne subisce le conseguenze e rende manifesta l’ansia attraverso i molteplici sintomi.
Fin qui niente di nuovo, miei cari amici ansiosi. Credo siano cose che anche voi, più o meno consapevolmente, avete già appreso sulla vostra pelle. Ma voglio lo stesso parlare del tema, per cercare di esaminare (prima di tutto per me stesso) il legame che sussiste tra queste due entità, corpo e mente.
Sto leggendo molto sull’argomento, e praticando allo stesso tempo. Sto leggendo libri sull’equilibrio energetico del nostro corpo, libri di anatomia, e sto praticando yoga. Mi sto convincendo che io sono il mio corpo. Al di là della distinzione tra corpo, mente e spirito, che percepisco nettamente dentro di me, dal punto di vista della vita noi siamo il nostro corpo. La mente è strettamente legata ai pensieri, quindi al cervello. Lo spirito è l’unione dei nostri sentimenti e dei nostri desideri e, per quanto enigmatico possa essere, proviene dal nostro io. Ma l’io cos’è? Spesso ho parlato di io-mente e di io-corpo, ma l’Io-Corpo che noi siamo non può essere visto come il contenitore di tutto – organi, pensieri, spirito, anima, energia… ?
Sto filosofeggiando. Be’, avevo iniziato a scrivere un certo tipo di post e mi ritrovo a parlare di tutt’altro. E’ che i miei pensieri da diverso tempo ormai sono convogliati verso una direzione costante e monotematica: la comprensione della mia ansia. Allora ben venga questo filosofeggiare spontaneo… ho cambiato il titolo del post e vado avanti.
L’energia. L’energia è il motore dell’universo. La scienza ha definito l’energia; ne esistono molti tipi differenti, e numerose leggi fisiche la governano. Noi siamo parte dell’universo, quindi anche noi siamo regolati dall’energia. Spesso non ce ne rendiamo conto, ma i processi chimici e biologici che avvengono nel nostro corpo sono proprio trasformazioni da una forma di energia a un’altra.
Che c’entra tutto questo con l’ansia? Lo squilibrio mente-corpo che per me è ansia penso sia uno squilibrio energetico. Non a caso sintomi come il gonfiore e la tensione addominale sono spiegati anche come un accumulo di energia a livello dello stomaco. Cosa provoca l’accumulo di questa energia? Cos’altro non riesce a smaltirla? Quali sono i meccanismi che possiamo imparare, o insegnare al nostro corpo, per riequilibrare tale energia?
Non ho le risposte, ma spero di trovarle prima o poi. Di certo la mente gioca un ruolo primario, ma non sottovaluterei il corpo. La prima deve prendere coscienza del suo nuovo ruolo, ovvero deve imparare una diversa attitudine verso il problema ansia: non deve avere paura, né dell’ansia stessa né, soprattutto, dei sintomi. Il secondo deve lavorare per riacquistare un ruolo centrale, spesso dimenticato: la ricerca del benessere fisico.
Qui entra in gioco la pratica. Nel mio caso specifico lo yoga. Il corpo deve imparare a “sentire” l’energia che lo pervade, perché solo acquisendone la consapevolezza potrà ristabilire l’equilibrio perduto. La respirazione, ad esempio, ha un enorme potenziale da questo punto di vista. L’ossigeno è l’energia primaria di cui ci nutriamo. Si può resistere per giorni senza cibo e senza acqua, ma solo pochi minuti senza aria! Non a caso imparare la respirazione è la pietra miliare di tutte le discipline legate al benessere corporeo.
La pratica deve essere costante. Non basta un sol colpo di martello per forgiare un pezzo di ferro. Il fabbro deve battere ripetutamente, sempre sullo stesso punto, per dare la forma voluta al suo metallo. Allo stesso modo non posso sperare di ottenere risultati senza un quotidiano esercizio.
(Questo concetto ho bisogno di ripetermelo: devo praticare ogni giorno. L’eco di queste parole deve rimbombarmi nelle orecchie costantemente… ogni giorno… ogni giorno…)
Sì, ma come essere sicuri della riuscita? Di nuovo, non ho la risposta. E’ un percorso impervio che ho intrapreso un po’ alla cieca, forse per disperazione, che man mano però si potrebbe svelare, trasformandosi in un sentiero battuto, poi magari in una strada più ampia… e mentre lo percorrerò forse alcuni indizi mi si riveleranno, segnali che mi indicheranno se la direzione che sto seguendo è quella giusta o meno, o chissà cos’altro.
Mi sorge all’improvviso il dubbio che ci sia un’anomalia nel mio ragionamento. La scopro ora che sto scrivendo, mentre evidenzio in grassetto le parole “benessere fisico”. Come posso affermare che il corpo deve conquistare il benessere fisico, per guarire lo squilibrio all’origine dell’ansia, quando è proprio l’ansia la causa dei suoi malesseri? Quando il corpo è sempre visto da noi ansiosi come una vittima, l’ultimo anello della catena, che subisce gli effetti di eventi che avvengono a monte e che non può controllare?
C’è solo una possibilità che mi può salvare dall’aver fatto un ragionamento sbagliato: l’eventualità che, attraverso il corpo, si possa influenzare la mente. La possibilità che, agendo opportunamente sugli effetti, si riesca ad agire anche sulle cause. I canali di comunicazione nel nostro corpo sono bidirezionali: così come il cervello invia messaggi agli organi, gli organi possono inviare messaggi al cervello. Questa dunque è la speranza: lavorando sul corpo si può convincere la mente a “pensare” al benessere fisico anziché al malessere? Si ritorna così al principio, cioè all’energia che governa il corpo, e il cerchio si chiude.
Ovviamente non ho formule magiche. Ho solo idee vaghe che mi si accavallano nella mente, e un’attenzione maniacale a seguirle tutte e ad ascoltare quel guizzo di pensiero che mi faccia percepire quale tra queste potrebbe essere quella risolutiva. Tuttavia, di alcune cose sono certo (pur essendo un cattivo filosofo).
Punto uno. Occorre una buona predisposizione. Almeno l’umiltà di dire ok, non ho capito nulla di come funziona il mio corpo, e neanche la mia mente che, seppur contro la mia volontà, mi conduce verso pensieri e abitudini che mi fanno star male.
Punto due. Occorre una buona dose di fiducia. Il che implica anche una buona dose di costanza. Nulla accade se io non lo faccio accadere!
Punto tre. Occorre un buon insegnante, terapista, guru, chiamiamolo come ci pare, una guida esperta che sappia convincerci della presenza energetica dentro di noi, che sappia trasmetterci la volontà di ricercarla e i mezzi per riconoscerla.
Poi starà a noi farne buon uso…