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Sono sparito per diversi mesi. Mesi difficili, mesi di apnea. Mesi appesi a una decisione unica, impossibile. Giorni di incognite, eccitazione, ripensamenti, paure. Giorni che ti fermano la vita, e ti fanno sembrare di essere sospeso in mezzo al nulla. La vita non va avanti, finché non esci da questo limbo in cui hai la sensazione che, qualunque decisione prendi, tanto è sbagliata e la rimpiangerai.

Cosa c’entra con l’ansia? Tutto e niente. Niente, perché ciò che ho vissuto questi mesi non ha nulla a che fare con l’ansia. Tutto, perché l’ansia, comunque, è parte della mia vita e anche in questi momenti fa parlare di sé. O meglio, stavolta, direi proprio che non fa parlare.

L’ansia, per tutti questi lunghi e tormentati giorni, è sparita. Il Frontal è sparito. I sintomi sono spariti. Non mi importava più nulla delle gocce, dei malesseri, della paura di star male. Non hanno avuto modo di manifestarsi, giacché non c’è stato spazio per loro nei miei pensieri. Ho mangiato, bevuto, lavorato, ho fatto le cose consuete che faccio sempre, ma con uno stato di intorpidimento della mente e dell’anima, in cui il pensiero dell’ansia è stato sostituito in toto da un altro pensiero, altrettanto invasivo, altrettanto persistente.

Un pensiero fisso, ancor più fisso dell’ansia. Già perché il pensiero dell’ansia è intermittente, c’è quando compare un sintomo, arriva quando trova spazio in un momento di malcontento o di insoddisfazione inconscia o, banalmente, quando non c’è altro a cui pensare. Il vuoto richiama l’ansia. Il pieno ne rigetta la presenza, semplicemente perché spazio non c’è.

Questa grande verità mi si è manifestata con forza questi mesi che ho passato così, quasi in un film. Il pensiero latente, sempre presente in sottofondo, di quello che stava accadendo nella mia vita è riuscito a scacciare quello dell’ansia. E infatti, ora che sono uscito da quel limbo, ora che che si è ricreato un po’ di quello spazio che era stato saturato da altri pensieri, l’ansia pian piano sta riaffiorando. La sento insinuarsi tra un pensiero e l’altro, tra una notte tranquilla e un giorno così così, o tra un giorno tranquillo e una nottataccia. La percepisco.

Perché ora ho il tempo di percepirla: ho la mente un po’ più libera, e ne ho l’occasione. Semplice no? Maledizione, ci vuole dunque un qualche turbamento, duraturo e costante, per allontanare l’ansia da me?

In parte credo sia così. Ma non credo che debba essere per forza un turbamento. Anche una sensazione di gioia, di pienezza di vita, ma che sia vera e altrettanto duratura, credo che funzionerebbe. E credo che proprio questo è ciò che in fondo ci manca, a noi ansiosi.